Pubblichiamo l’intervento dal palco del Primo Maggio di Terry, postina, sindacato syndicom.
Care lavoratrici, Cari lavoratori,
sono oggi qui in questa giornata in cui si rivendicano i diritti sul posto di lavoro per portare la mia esperienza personale. Nel 2016 lavoravo al 60% in Posta ed ero entrata a far parte della commissione del personale. In quel periodo ho iniziato una battaglia per ottenere degli orari di lavoro che mi permettessero di andare a prendere la bambina all’asilo nido. Si trattava unicamente di rivedere i giri di recapito, a livello organizzativo non vi era alcun problema. La Posta non ha mai voluto entrare nel merito della mia richiesta per non creare un precedente. L’azienda infatti considera i dipendenti a tempo parziale come delle unità estremamente flessibili da impiegare come meglio le conveniva. La possibilità di conciliare famiglia e lavora era prevista da contratto ma poi nella pratica non veniva mai applicata. Per questo diritto ho intrapreso una battaglia che si è conclusa con il mio licenziamento. Grazie al supporto di syndicom ho fatto causa e ho vinto. Due sentenze hanno confermato che il licenziamento era abusivo.
Dopo la sentenza, ho provato attraverso il sindacato a essere reintegrata in Posta. Purtroppo, l’azienda, nonostante mi abbia licenziato in maniera abusiva, ha deciso di non riassumermi. Per me era fondamentale dopo la lotta intrapresa per i propri diritti avere la possibilità di tornare a svolgere la mia attività. Penso che chiunque porti avanti una lotta per i propri diritti non possa accettare che si venga licenziati ingiustamente senza poi, una volta riconosciuta l’ingiustizia, avere il diritto di tornare sul posto di lavoro.
Purtroppo la legge svizzera non tutela le persone che si battono per i propri diritti. La legge prevede infatti unicamente un massimo di sei mesi in caso di licenziamento abusivo o antisindacale. Ma nella maggior parte dei casi, per un licenziamento abusivo vengono concessi solo 2-3 mesi di indennità. Inoltre, il diritto del lavoro privato svizzero non prevede il reintegro o la nullità del licenziamento. Questa è una grave lacuna che deve essere colmata.
Io sono stata licenziata in maniera abusiva dalla Posta, un’azienda che appartiene alla Confederazione. Nel privato questi licenziamenti molto spesso non emergono perché le aziende propongono il pagamento di 2 – 3 mensilità per evitare la procedura giuridica. E i lavoratori e le lavoratrici si trovano costretti a accettare. Questa battaglia l’ho portata fino in fondo perché spero che possa servire per far comprendere cosa può succedere quando mancano le tutele adeguate.
Per le donne che rivendicano i loro diritti, per tutti coloro che vogliono conciliare famiglia e lavoro, per tutti i membri delle commissioni del personale che lottano per i loro colleghi, per tutte le lavoratrici e i lavoratori che oggi sono qui, diciamo basta a questi soprusi, la legge in Svizzera deve garantire protezione ai lavoratori e alle lavoratrici che si espongono per i propri diritti. Quello che è capitato a me non deve più capitare. Diciamo basta e ancora basta.
Immagine: presidio di solidarietà contro il licenziamento abusivo