Dal 2017 al 2025, le riduzioni delle imposte votate dal parlamento ammontano a duecento milioni. Soldi che ora mancano e sono chiamati alla cassa sempre i soliti. Gli sgravi fiscali degli ultimi anni sono andati a beneficio quasi esclusivamente dei redditi alti. Nel 2020 il Cantone ha ridotto il coefficiente cantonale d’imposta dal 100 al 97%. Chi aveva tanto ha risparmiato tanto. Ma la stragrande maggioranza delle famiglie ticinesi ha risparmiato in imposte qualche decina di franchi. Buco totale nelle casse pubbliche: circa 120-150 milioni. Quasi la stessa cifra che oggi si cerca di compensare a spese del ceto medio, degli anziani, dei disabili.

Saranno 6.400 le persone escluse dai sussidi di cassa malati. Per un risparmio di sedici milioni. Persone appartenenti alla classe media il cui reddito non consentirà più di accedere al sussidio perché supereranno di poco il nuovo limite. Si tratta della famosa classe media che tanti partiti dicono di difendere. Le case per anziani saranno colpite e persino i centri diurni terapeutici Alzheimer. Il personale delle strutture per anziani e per disabili vedrà ancora peggiorare le condizioni di lavoro con preoccupanti conseguenze per la qualità dei servizi e delle cure. Questo in un ambito dove il tasso di abbandono della professione è molto elevato. Inoltre, nel settore dei disabili si taglieranno 11 milioni di franchi bloccando progetti già previsti, andando vergognosamente a intaccare ad esempio i servizi di sostegno alle famiglie con figli autistici. Oltre a ciò, in un periodo di crescita oggettiva del disagio giovanile si va pure a tagliare nei servizi psicoeducativi per adolescenti. 

In generale, tutto il settore pubblico sarà ulteriormente spremuto in una spirale di peggioramenti che trascinerà verso il basso anche il settore privato. Perché i cattivi esempi sono sempre fonte di ispirazione per una parte del padronato. Con il risultato che il Ticino si ritrova sempre in vetta alle classifiche svizzere sulla povertà. Povertà frutto di decenni di pensiero unico che ha immobilizzato la politica. 

Quel pensiero unico, ha scritto recentemente l’economista Christian Marazzi, “che crede di risolvere tutti i problemi con sgravi fiscali ai ricchi, freno all’indebitamento, pareggio di bilancio e, ovviamente, tagli alla spesa sociale. Quante volte si è detto e ripetuto, anche guardando a quanto accaduto in altri Paesi, che non era questa la strada da seguire, che così facendo saremmo andati a sbattere contro il muro, che la maggior ricchezza dei più ricchi non sgocciola nell’economia reale ma va dove crea ancor maggiore ricchezza, che per promuovere la crescita lo Stato deve operare per ridurre le disuguaglianze, che l’indebitamento pubblico non è un male se si traduce in investimenti nella formazione, nella sanità, nella socialità, nella cultura”.

Per dire NO alla politica che impoverisce il Ticino è prevista una manifestazione il 22 novembre alle ore 17.00 in piazza Governo a Bellinzona.

USS-Ticino e Moesa