Di Claudio Carrer, tratto da Area

Dopo la dolorosa sconfitta nella votazione del 25 settembre 2022 che, con una manciata di voti di scarto, ha sancito l’innalzamento a 65 anni dell’età pensionabile delle donne, per il movimento sindacale e la Svizzera sociale iniziano in queste settimane nuove battaglie di capitale importanza per il futuro del nostro sistema di previdenza per la vecchiaia, dunque per le condizioni di vita delle pensionate e dei pensionati di oggi e di domani.

Battaglie che si concentrano innanzitutto sull’Avs, oggetto di due iniziative popolari di segno opposto in votazione il 3 marzo 2024: quella sindacale per l’introduzione di una tredicesima mensilità e quella della destra ultraliberista per un ulteriore innalzamento per tutti dell’età pensionabile. Una che chiede un regime pensionistico che faccia l’interesse generale della maggioranza della popolazione e l’altra che considera solo gli interessi dei ricchi, che notoriamente hanno l’agio finanziario per scegliersi liberamente l’età della pensione.

Nella storia della nostra democrazia diretta l’accettazione di un’iniziativa popolare è un evento piuttosto eccezionale, ma non certamente irrealizzabile: dal 1874 a oggi ne sono state accolte solo 25, 13 delle quali però negli ultimi vent’anni. L’iniziativa per una 13esima mensilità Avs (denominata “vivere meglio la pensione”) gode secondo i più recenti sondaggi di un ampio sostegno nella popolazione (il 68% è favorevole) e in modo trasversale ai partiti, il che certo non vuole ancora dire nulla ma è una buona situazione di partenza in una campagna politica. Servirà una mobilitazione senza sosta da qui al 3 marzo per convincere una maggioranza di cittadini a recarsi alle urne per sostenere una proposta che fa l’interesse generale di tutte le generazioni.

E che offre una risposta, semplice, concreta, facilmente attuabile a un problema contingente che, oggi, qui e ora, investe fasce sempre più ampie di pensionate e pensionati che non ce la fanno a fronteggiare il rincaro generale, gli affitti in ascesa e l’inarrestabile esplosione dei premi dell’assicurazione malattie, cui si aggiungerà nel 2024 anche l’aumento dell’Iva (dall’attuale 7,7 all’8,1%). Si calcola che da qui alla fine del prossimo anno le pensionate e i pensionati perderanno l’equivalente di un’intera rendita mensile in termini di potere d’acquisto. Una perdita che l’introduzione di una tredicesima mensilità Avs (corrispondente a un aumento delle rendite dell’8,3%) andrebbe a compensare nell’immediato.

E senza porre alcun problema di finanziamento, contrariamente a quanto ci sentiremo dire dagli avversari che torneranno alla carica con la narrazione di un’Avs in difficoltà e a “rischio fallimento” nonostante la realtà dei dati attesti delle finanze in buona salute. D’altro canto l’unico modo per salvaguardare il potere d’acquisto delle cittadine e dei cittadini è quello di mettere o di lasciare qualche soldo in più nelle loro tasche, con salari adeguati durante la vita lavorativa e con pensioni dignitose successivamente. È la stessa logica che andrebbe osservata anche quando si tratta per esempio della questione del turismo degli acquisti all’estero, tornata prepotentemente di attualità in questi ultimi giorni con la notizia che il Consiglio federale intenderebbe creare un disincentivo riducendo da 300 a 150 franchi il limite dell’esenzione dall’Iva per le merci comprate oltre confine.

Una misura dalla dubbia efficacia (perché facilmente aggirabile, per esempio compiendo più viaggi all’estero con tutto ciò che questo comporta anche a livello di inquinamento) e dal sapore inutilmente punitivo nei confronti di quelle tante persone e famiglie (segnatamente in Ticino) per le quali la spesa  all’estero non è un capriccio ma una questione di sopravvivenza, una scelta obbligata. Persone e famiglie di cui la ministra delle finanze Karin Keller-Sutter, tutta intenta nella salvaguardia degli interessi della grande distribuzione, sembra voler ignorare l’esistenza. Persone e famiglie che, lo ripetiamo, necessiterebbero semplicemente di qualche franco in più nel portafogli.

La votazione del 3 marzo è anche un’occasione per dare forza a questa rivendicazione generale e concretizzarla concedendo agli anziani di oggi e di domani una salutare boccata d’ossigeno. Ma anche per scongiurare un innalzamento generale dell’età pensionabile come chiede l’altra iniziativa dei giovani liberali-radicali sottoposta al voto. E dare un segnale politico chiaro al Consiglio federale e al parlamento, dove già si sta consumando un nuovo assalto all’Avs, con una riforma che mira a sopprimere (ancora una volta nel nome dell’“uguaglianza”) le rendite per le vedove con figli di più di 25 anni.