Il 13 giugno voteremo NO alla nuova “Legge federale sulle misure di polizia per la lotta al terrorismo”. Leggendo questa denominazione verrebbe da dire istintivamente: certo, la lotta al terrorismo è importante. Ma se andiamo a vedere di cosa si tratta capiamo che quanto proposto è inutile e pericoloso.
Lo affermano gli esperti del settore: diverse decine di giuristi, magistrati e procuratori pubblici si stanno mobilitando in questi giorni in tutta la Svizzera per renderci attenti. Secondo l’ex procuratore generale ticinese John Noseda, citato dal quindicinale Area, “siamo di fronte a misure pericolose perché non necessiteranno di un mandato dell’autorità giudiziaria, si introducono norme che potrebbero fare perseguitare persone che non c’entrano nulla con il terrorismo.”
È uno stravolgimento dello Stato di diritto: obbligo di presentarsi in polizia, cavigliere elettroniche, arresti domiciliari, intercettazioni e divieti di movimento anche per bambini dai 12 anni! Potrebbero essere queste le decisioni a discrezione della polizia senza più un mandato da parte di un giudice. Ciò a partire da una definizione di “terrorismo” giudicata vaga e imprecisa dagli stessi esperti di diritto. Chiunque potrebbe essere sospettato, basta che un’attività come un distratto “like” su facebook contribuisca a diffondere “paura e timore”. Questo è terrorismo? Suvvia. Addirittura, Norman Gobbi ha affermato che “gli animalisti” sono un esempio di organizzazioni che potrebbero essere oggetto delle misure previste dalla nuova legge. Assurdo. E poi si arriverà anche ai giovani che chiedono giustizia sociale e giustizia climatica? Tutti sospetti e tutti sorvegliati? Non si aumenta di certo la sicurezza trasformando la Svizzera in uno stato di polizia e tornando ai tempi delle schedature politiche. I settori della Giustizia e della sicurezza vanno sostenuti investendo nel personale e nelle competenze, non con leggi caotiche.
Inoltre, nell’opuscolo informativo che accompagna il materiale di voto si afferma che “oggi la polizia può intervenire solo quando una persona ha già commesso un reato”. Una menzogna pura e semplice, scritta per spaventare i cittadini e spingerli a votare sì. In realtà il codice penale prevede già che su segnalazione della polizia il pubblico ministero deve intervenire quando c’è il sospetto di preparazione di reati. Ci mancherebbe altro. L’affermazione contenuta nell’opuscolo ha fatto mettere le mani nei capelli a moltissimi esperti che hanno depositato una serie di ricorsi contro questa propaganda di bassa lega. Nell’attesa che i tribunali si pronuncino sui ricorsi, votiamo NO.