Risoluzione adottata dall’Assemblea delle delegate e dei delegati dell’USS-TI, 08.11.2022

Nelle scorse settimane il Gran Consiglio ha approvato a maggioranza il progetto di modifica della Legge sugli orari di apertura dei negozi, che prevede un ulteriore ampliamento degli orari di apertura, senza nessun rispetto per i lavoratori e le lavoratrici del commercio al dettaglio che in questi anni di pandemia hanno lavorato faticosamente, garantendo con il loro sacrificio e a costo della loro stessa incolumità psico-fisica, l’approvvigionamento dell’intero cantone. Il personale di vendita ha lavorato duramente nonostante i salari indecenti, la precarietà e l’oggettiva difficoltà di godere del tempo libero da dedicare alla vita privata e familiare.

Nonostante questo, la maggioranza del Parlamento ticinese ha deciso di ignorare completamente la voce del personale impiegato nel settore adottando le seguenti modifiche:

  1. L’aumento da tre a quattro domeniche all’anno in cui è concessa l’apertura generalizzata dei negozi senza necessità di autorizzazione;
  2. Le aperture generalizzate fino alle ore 19:00, anche nei giorni festivi parificati alla domenica e nelle domeniche di apertura che precedono il Natale;
  3. L’aumento delle superfici di vendita da 200mq a 400mq per consentire le aperture generalizzate 7 giorni su 7 dalle 06:00 alle 22:30 nelle cosiddette zone turistiche (che rappresentano più di 2/3 del territorio cantonale).

Queste modifiche, rappresentano uno schiaffo nei confronti di tutti i lavoratori e le lavoratrici del settore, le cui condizioni di lavoro e di vita sono molto peggiorate negli ultimi anni, anche a causa dell’entrata in vigore della legge che solo nel 2020 ha introdotto aperture generalizzate dei negozi per tutti i giorni festivi non parificati alla domenica (+ 5 giorni di apertura all’anno), l’apertura fino alle 19:00 tutti i giorni, fino alle 21:00 al giovedì e fino alle 18:30 e l’apertura indiscriminata dei negozi delle località turistiche, fino a 200mq, 7 giorni su 7 dalle ore 6:00 alle ore 22:30. L’aumento degli orari ha avuto un impatto nocivo sui lavoratori e le lavoratrici, che hanno visto un netto peggioramento delle condizioni di lavoro e pesanti ripercussioni sulla loro vita privata: sono aumentati i contratti su chiamata senza un minimo di ore garantite ed è aumentato il frazionamento della giornata lavorativa, che costringe i venditori e le venditrici ad essere a disposizione un’intera giornata per lavorare poche ore, con turni spezzettati.

Il personale addetto alla vendita è unanimemente contrario agli ampliamenti degli orari di apertura dei negozi. Chi lavora nel settore, infatti, sa bene che la posta in gioco non è soltanto “una domenica in più di apertura” come vorrebbero farci credere, ma la deregolamentazione delle aperture nella maggior parte del territorio cantonale; sa bene che non ci saranno nuove assunzioni, ma solo ulteriore precarizzazione; sa bene che non saranno avvantaggiati i piccoli negozi, ma solo i grandi gruppi e il grande commercio, che in questi anni hanno fatto profitti stratosferici; e sa bene che questo progetto sociale di liberalizzazione non riguarda solo il commercio, ma è un piano molto più ampio che sta coinvolgendo e coinvolgerà tutti gli altri settori professionali.

Per questa ragione i delegati e le delegate dell’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa riuniti in assemblea sostengono convintamente il referendum promosso dai sindacati UNIA e OCST contro le modifiche alla legge degli orari di apertura dei negozi e si oppongono ad ogni tentativo di peggioramento dei diritti, delle tutele e delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e delle lavoratrici del settore.

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