Di Francesco Bonsaver, tratto da Area

È alta la posta in gioco nella votazione del 9 giugno sulle misure a favore dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino. Un appello ai cittadini.

In tutta la Svizzera, i datori di lavoro pubblici o privati hanno compensato a suon di milioni la diminuzione delle rendite causata dalla riduzione tecnica del tasso di conversione. In nessun cantone si è posto il tema se fosse giusto o meno salvare le pensioni dei propri dipendenti. In Ticino il prossimo 9 giugno si dovrà andare a votare su un contributo di 14,6 milioni di franchi l’anno per salvare le pensioni di 17mila lavoratori del settore pubblico. Un’insolita quanto ampia alleanza di forze politiche invita gli elettori a sostenere questa soluzione, nell’interesse del bene pubblico.

Gli oltre mille istituti di previdenza svizzeri, sia privati che pubblici, hanno dovuto ridurre i tassi di conversione. Un fatto tecnico inevitabile nel sistema pensionistico privato elvetico, dovuto all’aumento della speranza di vita e la generale diminuzione della resa degli investimenti senza rischio. La quasi totalità dei datori di lavoro ha deciso di compensare il conseguente danno economico alle future pensioni degli affiliati iniettando milioni di franchi nelle proprie casse per evitare d’impoverire drasticamente i dipendenti al momento della vecchiaia. Lo hanno fatto Migros, Coop, Schindler e altri gruppi industriali nazionali, Raiffeisen al pari degli altri istituti bancari del paese e, in generale, l’insieme dei datori di lavoro elvetici. Discorso identico per i 26 Cantoni e la Confederazione, in qualità di datori di lavoro. In nessun Cantone si è posta la questione se fosse giusto o meno salvare le pensioni dei dipendenti. Garantire una pensione dignitosa ai propri lavoratori era un atto dovuto.

In Ticino, invece, il salvataggio delle pensioni dei 17mila lavoratori affiliati dei vari servizi pubblici, delle case anziani, delle scuole comunali o cantonali, dei poliziotti o guardie carcerarie (solo per citarne alcuni), è diventato un tema politico. Un’anomalia nel panorama confederato che porterà il 9 giugno gli elettori ticinesi a decidere in votazione popolare se approvare o meno il contributo annuo di 14,6 milioni di franchi per compensare le perdite alle rendite derivanti dalla riduzione del tasso di conversione. I contrari, Lega dei Ticinesi e UDC , fanno leva sulle dicerie popolari contrapponendo lavoratori pubblici e privati. Dicerie prive di fondamento nella realtà.

Implicazioni per tutta l’economia      

Attualmente, nel confronto con gli altri istituti di previdenza nazionali o cantonali, le rendite dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPTC) si situano nella fascia medio-bassa. Definire dunque questi lavoratori dei pensionati privilegiati, non ha alcun riscontro nella realtà. Anzi. Nel privato, le rendite sono generalmente migliori. Il maggior datore di lavoro privato svizzero, il gruppo Migros, versa rendite equivalenti al 46,6% del salario assicurato del dipendente. IPTC si ferma al 43,1% per una carriera dai 25 anni. Nel caso fosse bocciata la misura compensatoria, le rendite sprofonderebbero di 6,5 punti percentuali (al 36,8%), collocandosi così tra le peggiori del paese, appena sopra l’obbligo legale (34% secondo il minimo LPP).

Avere dei pensionati ancor più poveri, aggraverebbe la già compromessa situazione economica regionale. Se alivello nazionale il tasso di over 65 con un reddito di sotto della soglia di povertà assoluta (2279 franchi mensili) è del 13,9%, in Ticino è di quasi il 30 e dunque è una condizione che tocca un anziano su tre, rivela un recente studio di Pro Senectute. Nel cantone col tasso di popolazione più anziana della Svizzera, peggiorare le pensioni di quasi 17mila residenti, oltre alle conseguenze sui diretti interessati, equivale a indebolire l’economia cantonale. È una logica conseguenza. Se la popolazione avrà meno soldi, meno spenderà nel circuito economico locale.

Qui va sfatata un’altra fake news. Dei 17mila affiliati a IPCT, 16.300 sono i residenti. Peggiorando notevolmente le condizioni pensionistiche, lavorare nei servizi pubblici sarà meno attrattivo. La penuria di personale obbligherà quindi il datore di lavoro ad allargare il bacino d’assunzione, mentre s’ingrosseranno le file di giovani ticinesi emigranti oltre Gottardo alla ricerca di migliori condizioni d’impiego.

Data l’importanza della posta in palio, un’insolita alleanza partitica sostiene il salvataggio delle pensioni IPCT, negoziato da sindacati e governo. Liberali e socialisti, I Verdi e il Centro, insieme a Più donne, Partito Comunista, ForumAlternativo, Pop, Verdi Liberali e Avanti-Ticino, compongono il comitato favorevole al salvataggio delle pensioni. Insieme, la coalizione conta oltre il 70% dei voti espressi alle ultime elezioni cantonali. Un patto di paese di buon auspicio per i favorevoli. Ma l’elettorato ticinese ha già dato prova d’imprevedibilità. Da qui l’appello del Comitato ad andare a votare nell’interesse del bene pubblico.