L’Unione sindacale svizzera, sezione Ticino e Moesa (USS-TI) si rivolge al Consiglio di Stato e alla deputazione ticinese alle Camere federali tramite una lettera per sottoporre undici proposte volte a favorire un’uscita dalla crisi legata alla pandemia grazie ad una diversa politica economica, sociale e ambientale.

Onorevoli signori consiglieri di Stato,
Onorevoli signore e signori deputati alle Camere federali,

La pandemia provocata dal coronavirus ha messo in luce vari aspetti fragili del tessuto economico, sociale, ambientale e sanitario del nostro Cantone. Confederazione e cantoni hanno deciso importanti aiuti, anche se a volte insufficienti e altre volte inadeguati, come avremo modo di spiegare in seguito.

Il mondo economico e politico auspica il ritorno alla normalità al più presto possibile, sottintendendo che ciò dovrebbe significare il ritorno alla situazione precedente questa crisi. Preoccupano in particolare le dichiarazioni di alcune personalità politiche e di ambienti economici secondo i quali sarebbero indispensabili nuove misure di risparmio sui lavoratori e le lavoratrici.

Anche il sindacato, evidentemente, auspica la fine rapida di questa situazione di crisi. Tuttavia l’USS- TI ritiene che le misure da adottare devono essere altre. La crisi ha rilevato l’essenzialità del ruolo dell’ente pubblico. Ed è proprio l’ente pubblico, secondo l’USS-TI, che dovrebbe assumersi nuovi e fondamentali compiti. Il mercato e la concorrenza, che hanno dominato la politica negli ultimi decenni, hanno dimostrato gravi lacune e sono pure responsabili, secondo molti esperti, della rapida diffusione del coronavirus.

Di seguito ci permettiamo pertanto sottoporre alla vostra attenzione alcune proposte concrete le quali, a nostro giudizio, dovrebbero essere attuate con una certa sollecitudine. Si tratta, in alcuni casi, del sostegno a proposte già formulate e in altri casi di nuove piste che meriterebbero, a giudizio dell’USS-TI, attenzione da parte degli attori del nostro Cantone.

1. Per un tessuto economico sano.

Il tessuto economico ticinese in parte importante è costituito da aziende di qualità e virtuose, anche dal profilo dei rapporti contrattuali e sociali. Una parte purtroppo altrettanto importante è invece caratterizzata da aziende a basso valore aggiunto: esse spesso beneficiano di privilegi fiscali, occupano ampie superfici del nostro territorio e offrono salari che non permettono di vivere sul nostro territorio. Sono inoltre responsabili di un notevole traffico, sempre più caotico.

Queste aziende non offrono pertanto né qualità, né ricchezza al nostro Cantone e la loro sostituzione con aziende virtuose costituirebbe un salto di qualità, sia per quanto riguarda la produzione, sia per i posti di lavoro che potrebbero essere offerti.

Per raggiungere questo obiettivo si potrebbe agire sulla pianificazione del territorio, con misure disincentivanti e con una politica diversa dei salari, basata su una loro rivalorizzazione che permetta una vera ed efficace lotta al dumping. Sarebbe urgente, ad esempio, l’adozione di un salario minimo sociale più elevato di quanto deciso, nonché l’introduzione di un salario minimo economico a livello svizzero che permetta a un residente di vivere decorosamente.

È pure importante ripensare cosa si produce, come e dove. In questo senso l’ente pubblico dovrebbe assumere un ruolo attivo di sostegno alle aziende, non con aiuti a pioggia, bensì con aiuti mirati ad aziende che hanno reali prospettive di medio o di lungo termine, che rispettano l’ambiente, che rispettano la parità di genere, che non provocano ulteriori flussi di traffico e che garantiscano condizioni di lavoro adeguate.

2. Per un miglioramento delle condizioni di lavoro del personale sociosanitario.

Il coronavirus ha pure messo in luce le carenze del sistema sociosanitario. Per poco, e solo grazie alle chiusure di tutte le attività ed a un eccezionale sforzo del personale sanitario, si è potuto evitare il collasso delle strutture ospedaliere e il razionamento delle cure.
Le difficili condizioni di lavoro e di conciliazione famiglia-lavoro in questo settore determinano una perdita di circa il 50% delle infermiere e degli infermieri che abbandonano la professione entro un decennio dall’inizio dell’attività professionale.

Appare dunque urgente migliorare le condizioni di lavoro e potenziare la formazione sociosanitaria. In questo senso, l’USS-TI auspica ad esempio un ampio sostegno all’iniziativa “Per cure infermieristiche forti” lanciata dall’Associazione Svizzera Infermiere e Infermieri, iniziativa che sarà molto probabilmente sottoposta al voto popolare nei prossimi mesi.

3. Per un sostegno all’apprendistato.

Il sistema di formazione duale basato sull’alternanza tra formazione scolastica e in azienda rischia di essere messo a dura prova nel prossimo anno, le possibili difficoltà economiche alle quali diversi settori saranno confrontati potrebbero fungere da disincentivo per molte aziende. Questo causerebbe serie difficoltà al sistema formativo, cosi come un’assenza di profili adeguatamente formati nel medio termine. È quindi importante che l’ente pubblico intervenga rapidamente con misure di sostegno alle aziende che ingaggeranno apprendisti, assicurando il numero minimo necessario per soddisfare le richieste.

4. Per una migliore qualità della vita e dell’ambiente.

La chiusura di molte attività, come abbiamo potuto constatare, ha avuto un effetto positivo sull’ambiente. Mai come in questo periodo l’aria era finalmente respirabile, grazie alla forte diminuzione del traffico motorizzato privato. Ciò, a nostro modo di vedere, dovrebbe convincere anche i più scettici a trovare altre vie di mobilità, passando dal potenziamento dei trasporti pubblici e della mobilità dolce.

In questi anni l’offerta del trasporto pubblico è migliorata e, diventando più capillare, ha contribuito a rafforzare un importante servizio pubblico. La decisione del Gran Consiglio di sostenere il credito di 461,4 milioni per il potenziamento dei trasporti pubblici, è vista con favore dall’USS-TI. Il trasporto pubblico, lo ricordiamo, è parte della soluzione della crisi climatica, pertanto sarà importante individuare forme di incentivazione e di finanziamento che ne garantiscono la qualità e la perennità anche attraverso un contratto collettivo di settore sostenuto dal Consiglio di Stato.

L’altra pista da seguire è il potenziamento delle forme di telelavoro, che tuttavia vanno attentamente regolamentate. Con regole chiare per la gestione dello spazio e del tempo produttivo/improduttivo, per la gestione del confinamento e dei rischi psicosociali ad esso legati. Il telelavoro deve essere volontario, reversibile e fissato da un contratto o da un regolamento, in cui si definiscono anche le compensazioni per le spese (parte dell’affitto, materiale, elettricità).

5. Per una reale compensazione delle perdite salariali per le fasce di reddito medio-basse.

Le indennità per lavoro ridotto hanno permesso di garantire lo stipendio nella misura dell’80%. L’USS-TI ritiene che l’ente pubblico dovrebbe garantire la differenza, almeno per i salari più bassi. Infatti una diminuzione che in termini reali si aggira sul 25% del salario mette in difficoltà molte famiglie. Il rilancio dell’economia necessita pure di salariati con redditi adeguati, come ha tra l’altro sottolineato il prof. Sergio Rossi. La diminuzione delle retribuzioni ha quindi effetti negativi anche sull’economia.

Per questo, vi chiediamo di sostenere l’appello che ricevete in allegato, che chiede il pagamento delle indennità di lavoro ridotto al 100% fino ad un’indennità minima di 5000 Fr. mensili.
L’USS-TI auspica inoltre che in Ticino si giunga rapidamente a degli accordi di condono parziale delle pigioni commerciali in modo da sostenere le molte piccole realtà duramente toccate dalla crisi. Delle soluzioni sono già state trovate in altri cantoni (Ginevra, Friborgo, Neuchâtel, Vaud e Basilea Città), ed è necessario che a livello federale si arrivi rapidamente al progetto di legge riguardante il pagamento del 40% delle pigioni commerciali durante i mesi di inattività.

6. Per il divieto di licenziamento da parte delle aziende che hanno ricevuto sostegno pubblico sotto forma di indennità di lavoro ridotto.

Nell’appello che alleghiamo, è contenuta una seconda rivendicazione relativa alle aziende che hanno ricevuto le indennità di lavoro ridotto. Queste non sono un sostegno economico diretto alle aziende, ma un sostegno all’impiego, e per questo devono essere utilizzate. Il divieto al licenziamento deve quindi essere decretato per le aziende beneficiarie, nel rispetto della volontà del legislatore e dello spirito della misura. Anche su questo punto del nostro appello chiediamo quindi il vostro sostegno.

7. Per una politica fiscale equa e trasparente.

Da anni assistiamo a sgravi fiscali di cui hanno abbondantemente beneficiato i detentori di alti redditi e di cospicue sostanze. Il risultato lo conosciamo: la disparità nella ripartizione della ricchezza in questi ultimi anni è fortemente aumentata.

L’USS-TI ritiene possibile e auspicabile una diversa politica fiscale per garantire all’ente pubblico più risorse, nonché misure a sostegno del reddito, come il reddito di cittadinanza. Va pure rilevato che in questo periodo è possibile disporre di finanze a costi pari quasi a zero. L’ente pubblico non può pertanto invocare aspetti finanziari per rinunciare a svolgere un ruolo attivo nel paese.

8. Per una riduzione del tempo di lavoro a parità di salario.

Nelle ultime settimane da parte padronale sono stati lanciati molti appelli ad aumentare la durata del lavoro e la flessibilità, con lo scopo irrazionale di “recuperare” le ore perse a causa della pandemia. Questo è semplicemente irrealista e inaccettabile. Al contrario, al fine di favorire una miglior conciliazione tra vita professionale e famigliare, gli sforzi devono tendere verso una diminuzione del tempo di lavoro. L’USS-TI ritiene quindi che il Cantone dovrebbe agire su tre fronti. D’un lato dovrebbe ridurre il tempo di lavoro nei suoi settori di competenza, come d’altra parte già chiesto da tempo da parte dei sindacati di categoria. D’altro lato, dovrebbe incentivare le riduzioni anche nel settore privato, facendo capo, almeno transitoriamente, ad aiuti straordinari. Terzo, dovrebbe, direttamente o in collaborazione con enti non a scopo di lucro, sviluppare attività in campo sociale, ambientale e sanitario, garantendo in questo modo posti di lavoro qualificati.

9. Per la parità di genere.

La crisi del coronavirus è l’occasione per il Ticino di rilanciare la politica a favore della parità tra i sessi, con misure legislative e amministrative forti in ambito sociale, politico, economico e culturale. L’USS-TI deplora il messaggio contrario del Consiglio di Stato alla creazione di un Ufficio per la promozione della parità di genere. Il Gran Consiglio deve ora dare un importante segnale in questa direzione. L’USS-TI chiede anche che venga finalmente adottato il Piano di azione cantonale per la parità (mozione Milena Garobbio e cofirmatari, 14 dicembre 2015). Ritiene inoltre che ci voglia maggiore incisività nel combattere da un lato le discriminazioni salariali, e d’altro lato nel promuovere le carriere delle donne infrangendo il soffitto di vetro. Vanno pertanto migliorate, in quest’ottica, tutte le misure per una migliore conciliabilità tra sfera privata e sfera professionale. Una pista percorribile? Incentivi ad aziende virtuose che rispettano la parità.

10. Per un vero coinvolgimento dei lavoratori e lavoratrici.

Il periodo di crisi sanitaria che stiamo vivendo ha mostrato ulteriormente quanto il coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici sia indispensabile, ad esempio nell’elaborazione di protocolli di protezione adeguati, nella loro implementazione e nel loro controllo durante tutto il processo produttivo. Per questo, l’ente pubblico deve favorire un maggior coinvolgimento delle maestranze, tramite le necessarie modifiche delle legislazioni in vigore (legge sulla partecipazione) e l’implementazione dei diritti sindacali in tutte le realtà produttive del cantone. È necessaria un’adeguata tutela dal licenziamento dei rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori.

11. Per la creazione di un fondo straordinario di aiuto a coloro che sono rimasti esclusi dalle misure di sostegno implementate e/o ancora attive in questo momento.

Purtroppo, diverse categorie di lavoratrici e lavoratori, il personale domestico ad esempio, sono rimaste escluse dagli aiuti statali. Altre, ne sono state private troppo in fretta, prima che la loro attività potesse realmente riprendere. Pensiamo ad esempio a molti lavoratori e lavoratrici indipendenti o ai titolari (e loro famigliari) di piccole imprese. Per loro, parte essenziale del tessuto economico cantonale, l’ente pubblico deve trovare soluzioni rapide ed efficaci, per il tramite ad esempio di un fondo di sostegno straordinario.

Vi ringraziamo per l’attenzione che vorrete accordare al nostro scritto. Siamo evidentemente disponibili a meglio illustrare le nostre proposte, qualora lo riteneste opportuno.

In attesa di una vostra cortese risposta vi porgiamo i nostri migliori saluti.

USS-Ticino e Moesa

Il presidente, Graziano Pestoni