L’USS-Ticino e Moesa ha preso atto delle decisioni del Consiglio federale di riaprire quasi tutte le attività (negozi, scuole, ristoranti, musei, biblioteche…) a partire dal prossimo 11 maggio, e della decisione del Consiglio di Stato di allinearsi a questa ripresa. Queste decisioni privilegiano gli interessi economici e sottovalutano quelli relativi alla salute della popolazione. Infatti, secondo buona parte del mondo sanitario, le riaperture dovrebbero essere più graduali e meglio controllate per non sovraccaricare le strutture sanitarie. Un nuovo picco potrebbe essere più grave del primo. Sorprende in particolare la volontà del Consiglio di Stato i voler seguire appena possibile le decisioni del Consiglio federale in quanto non tiene conto della
fragilità della situazione nel nostro Cantone. Secondo il prof. Andreas Cerny, esperto in malattie infettive (vedi la Regione, 17 aprile), il tasso di mortalità in Ticino è stato 13 volte più alta: 74.4 decessi per 100’000 abitanti in Ticino; 5,6/100’000 per la Svizzera tedesca. Anche i contagi sono stati molto più elevati: 3225 in Ticino, 29657 in Svizzera. Una percentuale doppia rispetto alla media svizzera.
L’USS-Ticino non è evidentemente contraria in modo aprioristico alla ripresa delle attività sociali, scolastiche ed economiche, ma le stesse devono essere più graduali e meglio controllate. Un nuovo sovraccarico delle strutture sanitarie obbligherebbe il personale sanitario a nuovi impegni e a nuove difficoltà, difficilmente accettabili se fossero dettate da scelte politiche opinabili.
L’USS-Ticino chiede quindi che le riaperture delle attività devono sottostare a precise regole e a controlli rigorosi, che prevedano l’implicazione delle lavoratrici e i lavoratori al fronte e una condivisione dei risultati. Qualora il numero dei contagi dovesse nuovamente aumentare, esse dovranno essere sospese con effetto immediato. Per l’USS-Ticino e Moesa si deve infatti continuare a privilegiare gli aspetti sanitari a qualsiasi altra considerazione.
L’USS-Ticino e Moesa condanna infine le vergognose proposte formulate dall’USAM nel suo “programma d’azione” presentato giovedì scorso. Attaccare frontalmente come fatto dall’USAM diversi pilastri fondamentali del sistema sociale e giuridico del paese (dal diritto di ricorso al sistema di assicurazioni sociali, dalla legge sul lavoro ai salari, già vergognosamente bassi in troppi settori professionali) è un insulto fatto ad un paese che invece applaude da settimane chi ha fornito lavoro essenziale nelle fasi più acute della crisi. Un cinismo e un disprezzo della dignità di lavoratrici e lavoratori inaccettabili, oggi più che mai.