Più di un’azienda su due non rispetta gli obblighi in materia di parità retributiva e quindi viola la Legge federale sulla parità dei sessi. E il divario retributivo tra i sessi rimane molto ampio. Gli strumenti introdotti nella Legge sulla parità dei sessi non hanno quindi raggiunto il loro scopo. L’Unione Sindacale Svizzera (USS) chiede quindi controlli sui salari e multe per le aziende che discriminano le donne. Oggi, quattro donne su dieci devono vivere con meno di 5’000 franchi al mese dopo un apprendistato, e un quarto addirittura con meno di 4’500 franchi. È una situazione inaccettabile. Le donne in Svizzera devono poter vivere dignitosamente del proprio lavoro senza alcuna discriminazione.

Il rapporto di valutazione esterna sulla revisione della Legge sulla parità (LPar), pubblicato il 7 marzo e commissionato dall’Ufficio federale di giustizia, traccia un bilancio provvisorio allarmante dell’attuazione delle analisi sulla parità salariale nelle aziende svizzere. La maggior parte dei datori di lavoro interessati non ha svolto correttamente queste analisi, obbligatorie per legge dal 2020. Le palesi violazioni della legge in vigore riguardano ciascuna delle tre fasi giuridicamente vincolanti: l’analisi dei salari, il controllo dell’analisi da parte di un organismo esterno indipendente e la comunicazione trasparente dei risultati al personale. Purtroppo, questo bilancio negativo conferma ciò che i sindacati hanno ribadito fin dall’inizio del dibattito sulla revisione della LPar: le misure senza controlli o sanzioni non sono sufficienti.

Le inuguaglianze salariali non scompariranno da sole

A titolo informativo, le donne guadagnano ancora in media 1’354 franchi svizzeri in meno al mese rispetto agli uomini, ovvero il 16,2% (valore per il 2022). Inoltre, la percentuale non spiegabile di questo divario continua a crescere. Secondo l’ultima Rilevazione svizzera della struttura dei salari (RSS), quasi la metà della disparità retributiva tra i sessi (48,2%) nel settore pubblico e privato non può essere giustificata da fattori oggettivi come il settore, la formazione, l’età, ecc. Questa percentuale non spiegabile non è mai stata così alta dall’inizio delle analisi nel 2012.

I datori di lavoro devono assumersi le proprie responsabilità e i politici devono svegliarsi.

I datori di lavoro che non hanno rispettato la legge devono ora essere esortati ad applicarla, ad analizzare i loro salari, a far rivedere questa analisi da un organismo indipendente e a comunicare i risultati in modo trasparente ai loro dipendenti. Anche il Consiglio federale e il Parlamento devono agire rapidamente per correggere la situazione.

Per l’Unione sindacale svizzera è incomprensibile che il Consiglio federale abbia deciso di attendere la valutazione finale della legge sulla parità salariale, prevista per la fine del 2027, prima di proporre misure per raggiungere la parità salariale. II risultati del rapporto di valutazione intermedia sono abbastanza chiari da giustificare l’introduzione immediata di misure più vincolanti per le aziende.

L’USS chiede un rapido adeguamento della LPar sulla base delle seguenti misure:

  • Controlli e sanzioni vincolanti per le aziende che si rifiutano di monitorare i propri salari;
  • Estensione dell’obbligo di effettuare analisi retributive ogni quattro anni a tutte le aziende: attualmente, meno di un’azienda su cento è tenuta a effettuare tali analisi;
  • Obbligo di presentare misure per correggere le disparità salariali individuate.

Anche con un Attestato federale di capacità AFC in tasca, quattro donne su dieci guadagnano meno di 5’000 franchi al mese, e una su quattro deve addirittura accontentarsi di uno stipendio inferiore a 4’500 franchi. Per questo motivo, le misure di controllo nelle aziende devono andare di pari passo con una campagna generale per elevare lo status delle professioni esercitate principalmente dalle donne. Salari di almeno 5’000 franchi dopo l’apprendistato e di almeno 4’500 franchi per tutti devono diventare la norma. Tale rivalutazione è più urgente in settori come l’assistenza all’infanzia, l’assistenza geriatrica e il commercio al dettaglio.

Il miglioramento dei redditi delle donne richiede inevitabilmente anche un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata e una più equa distribuzione del lavoro retribuito e non retribuito tra i due sessi. È quindi urgente investire maggiormente nei servizi di assistenza all’infanzia extrafamiliare.

Foto: Sabine Reber