Lo scorso 8 novembre a Bellinzona si è svolta l’Assemblea dell’Unione sindacale svizzera, sezione Ticino e Moesa (USS-TI). I presenti hanno accolto la risoluzione per il lancio di un’iniziativa per rafforzare la protezione contro i licenziamenti. I rappresentanti ticinesi che parteciperanno al prossimo Congresso dell’Unione sindacale svizzera, previsto il 25-26 novembre, sosterranno la proposta del sindacato Unia affinché l’USS nazionale sia incaricata di preparare un’iniziativa popolare federale. Malgrado la ratifica delle Convenzioni dell’Organizzazione internazionale del Lavoro (OIL), la Svizzera non ha finora voluto impegnarsi a favore di un’adeguata protezione delle lavoratrici e dei lavoratori da qualsiasi forma di discriminazione che pregiudichi il loro diritto di associazione. Anche la tutela dai licenziamenti collettivi è insufficiente. La protezione per i rappresentanti del personale è necessaria ma anche per le lavoratrici e i lavoratori che rischiano di essere esclusi dal mercato del lavoro, come le donne dopo un congedo maternità e il personale più anziano. I licenziamenti abusivi devono essere puniti più severamente, creando le condizioni che ne consentano l’annullamento. Sulla base degli impegni sottoscritti dalla Confederazione, una più estesa protezione deve finalmente diventare realtà.

Sostegno e solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori in lotta

L’Assemblea dell’USS-TI ha inoltre espresso sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori in lotta. Nelle ultime settimane le strade della capitale del Canton Ticino sono state attraversate da due importanti manifestazioni. Il 28 settembre scorso 3500 affiliati all’Istituto di previdenza del Canton Ticino hanno sfilato a Bellinzona a difesa delle loro rendite pensionistiche: rendite che per essere mantenute ai livelli attuali necessitano di un’operazione di rifinanziamento della cassa pensioni, che dipende da una modifica di legge ad opera del Parlamento, contrastata da Lega/UDC con una minaccia di referendum. Due settimane dopo, il 17 ottobre, più di 2500 lavoratori edili hanno pure sfilato nella capitale, rivendicando nei confronti dei datori di lavoro una serie di miglioramenti del Contratto Nazionale Mantello di settore. Accanto a queste manifestazioni, i lavoratori di diversi settori si stanno mobilitando, a difesa delle loro condizioni di lavoro e per degli aumenti salariali che possano al minimo compensare gli aumenti del costo della vita.

No alle modifiche della legge sugli orari di apertura dei negozi

Con una ulteriore risoluzione, delegate e delegati hanno approvato il sostegno al referendum contro le modifiche della legge sugli orari di apertura dei negozi. Il personale addetto alla vendita è contrario agli ampliamenti degli orari di apertura. Chi lavora nel settore, infatti, sa bene che la posta in gioco non è soltanto “una domenica in più di apertura” come vorrebbero farci credere, ma la deregolamentazione delle aperture nella maggior parte del territorio cantonale; sa bene che non ci saranno nuove assunzioni, ma solo ulteriore precarizzazione; sa bene che non saranno avvantaggiati i piccoli negozi, ma solo i grandi gruppi; e sa bene che questo progetto di liberalizzazione non riguarda solo il commercio, ma è un piano molto più ampio che sta coinvolgendo e coinvolgerà tutti gli altri settori.