Condizioni lavorative catastrofiche nelle fabbriche tessili in Asia, lavoro minorile nelle piantagioni di cacao dell’Africa Occidentale, contadini cacciati con forza dalle loro terre in Perù: troppo spesso multinazionali con sede in Svizzera sono coinvolte in scandali perché violano i diritti umani e inquinano l’ambiente. Con l’Iniziativa per multinazionali responsabili vogliamo porre fine a queste pratiche.
Da decenni ci sono multinazionali che sfruttano i vuoti legislativi oppure la debolezza del sistema giudiziario di taluni paesi del Sud del mondo per violare sistematicamente i diritti umani e gli standard ambientali. Tranne qualche caso di scandalo mediatico o tentativo di azione legale, la maggior parte delle volte le imprese in questione la fanno franca e continuano impunite a distruggere la vita delle persone in questi paesi: tra di esse ci sono anche diverse multinazionali con sede in Svizzera, come Glencore, Syngenta e LafargeHolcim.
Per porre fine a queste pratiche commerciali inaccettabili, nel 2015 è stata lanciata l’Iniziativa per multinazionali responsabili che ha rapidamente raccolto oltre 120’000 firme. Dopo una lunga odissea parlamentare, in cui la lobby delle multinazionali ha sfruttato tutti i mezzi a propria disposizione per respingere un controprogetto vincolante, l’Iniziativa approderà finalmente al voto il prossimo 29 novembre.
Il principio che risiede nel cuore dell’Iniziativa è un’ovvietà: se imprese come Glencore inquinano l’acqua potabile oppure avvelano bambini con metalli pesanti, devono rispondere delle loro azioni assumendosi le proprie responsabilità. Nel concreto ciò significa che le multinazionali aventi sede in Svizzera sono responsabili, in virtù del diritto civile, delle violazioni dei diritti umani o delle norme ambientali perpetrate dalle imprese che esse controllano all’estero, a meno che riescano a dimostrare di aver compiuto il proprio obbligo di dovuta diligenza. Una regola equa nei confronti di quelle multinazionali che effettuano i controlli in modo corretto, che hanno quindi la possibilità di liberarsi da ogni responsabilità.
Non sorprende quindi che l’Iniziativa sia sostenuta da un’ampia coalizione, di cui fanno parte 114 organizzazioni provenienti dall’ambito della politica di sviluppo, dei diritti umani, dei diritti delle donne, della protezione dell’ambiente, delle Chiese, ma anche da federazioni sindacali e da gruppi di azionisti. Non essendo legata a nessun partito politico, l’Iniziativa per multinazionali responsabili dipende dall’impegno di migliaia di volontari della società civile, che appendendo la bandiera al proprio balcone, scrivendo una lettera ai giornali oppure informando i propri conoscenti della votazione renderanno possibile un SI all’Iniziativa: una storica vittoria il 29 novembre.
Bambini avvelenati
A Cerro de Pasco (Perù) l’aria e l’acqua sono contaminate da metalli pesanti. Questo è dovuto ad una gigantesca miniera controllata da Glencore. L’avvelenamento da piombo ha ripercussioni drammatiche soprattutto per i bambini: anemia, disabilità, paralisi. L’aria, il suolo, l’acqua, tutto è contaminato. L’aspettativa di vita degli abitanti è di cinque anni inferiore alla media, con una mortalità infantile superiore a quella di altre città peruviane. I bambini sono particolarmente colpiti dal momento che, a parità di contaminazione ambientale, i loro organismi assorbono molto più piombo rispetto agli adulti. Ci sono 2000 bambini nella regione che presentano un’intossicazione cronica da metalli pesanti. Contrariamente a quanto sostenuto da Glencore, l’inquinamento non rappresenta solo una parte della storia del sito. Un’analisi di laboratorio sui capelli dei bambini mostra che la concentrazione di piombo ha continuato ad aumentare negli ultimi anni.
Ciò che cambia con l’iniziativa: Glencore dovrebbe immediatamente smettere di avvelenare i bambini e gli adulti di Cerro de Pasco con metalli pesanti. L’iniziativa per multinazionali responsabili chiede che Glencore sia ritenuta responsabile di questi inquinamenti e avvelenamenti.
Nella foto tratta da googlemap la miniera di Cerro de Pasco (Perù).
di Lavinia Sommaruga, Alliance Sud e membro del coordinamento della campagna per la Svizzera italiana.
Tratto da SEV-online