COMUNICATO STAMPA USS TICINO E MOESA

2’500 persone hanno manifestato nelle strade di Bellinzona, richiedendo salari giusti e servizi pubblici di qualità.

Ad aprire la testa del corteo, lo striscione dell’Unione sindacale svizzera Ticino e Moesa, con lo slogan della giornata: “Salari giusti e servizi pubblici: nessuna frontiera per i diritti!”. Il corteo è stato molto partecipato ed è partito alle ore 14.30 dalla Stazione di Bellinzona, snodandosi per le vie della città.

Dal palco in Piazza Governo, nei loro interventi ufficiali, lavoratrici e lavoratori hanno richiesto a gran voce maggiori diritti e migliori condizioni di lavoro.

Michela Pedersini, assistente di studio medico e presidenta VPOD Ticino: “Il 15 giugno, in Ticino si vota per una legge quadro che migliora le condizioni di lavoro nel settore sociosanitario e socioeducativo. Se ne parla dai tempi della pandemia: allora si applaudivano infermiere, OSS, educatori… ma da allora, poco è cambiato. Questa legge non solo riconosce il valore del lavoro di cura e educativo, ma è anche fondamentale per migliorare la qualità dei servizi offerti a tutta la popolazione. Perché non ci possono essere cure di qualità senza condizioni di lavoro dignitose. Fate sentire la vostra voce. Votate e fate votare SÌ.”

Sabrina Sozzi, lavoratrice del commercio al dettaglio e militante UNIA: “La Democrazia non è uno sport per spettatori, ricordatevi di questa piazza quando sarete al lavoro, ricordatevi di tutte le persone intorno a voi oggi, quando penserete di essere soli a combattere contro questo mondo del lavoro, ricordatevi che insieme siamo più forti e che insieme i muri non solo si scavalcano, si abbattono”.

Sabrina Ehrismann, archivista e presidenta SSM Svizzera italiana: “L’iniziativa per distruggere la RSI, ingannevolmente chiamata “200 franchi bastano”, rappresenta un attacco diretto al servizio pubblico radiotelevisivo. Per la Svizzera italiana, le conseguenze sarebbero drammatiche. Se l’iniziativa dovesse passare, la RSI come la conosciamo oggi non esisterà più. Un intero ecosistema locale verrebbe impoverito. Difendere la SSR e la RSI, difendere il servizio pubblico, significa difendere la nostra capacità di raccontarci, di capirci, di informarci. Significa difendere la coesione del nostro Paese. Diciamo NO all’iniziativa Anti-RSI “200 franchi bastano”.

Matteo Antonini, presidente nazionale syndicom: “I media indipendenti svolgono un ruolo fondamentale nel garantire una copertura imparziale e veritiera delle notizie, sfidando i poteri forti e dando voce a realtà spesso ignorate dai grandi conglomerati mediatici. La protezione e il sostegno ai media indipendenti e quelli del servizio pubblico sono quindi essenziali per garantire che le informazioni diffuse siano accurate e verificate, contribuendo a contrastare la disinformazione e a promuovere una società informata e critica”.

Ma anche durante il corteo, non sono certamente mancati gli interventi per una maggior giustizia sociale.

Thomas Giedemann, segretario sindacale SEV: “Le riorganizzazioni in seno a FFS Cargo sono solo frutto di una politica aziendale miope. Il taglio di posti di lavoro è un imperdonabile ed irrecuperabile errore strategico che mette a rischio la futura esistenza dell’azienda. Pertanto, ci opponiamo all’ennesimo doloroso taglio di posti di lavoro, che sia il personale a pagare per gli errori manageriali delle passate e della presente dirigenza, e all’ennesimo taglio nel servizio ai clienti e nel servizio pubblico”.

Flavia Koral, operatrice OSC e affiliata al sindacato VPOD: “Il servizio pubblico, pilastro di una società equa e solidale, è sotto attacco. Dai servizi sociosanitari e socioeducativi, dall’istruzione di qualità, del corpo di polizia e per tutte quelle persone, che come me, fanno parte di quella categoria additata come previlegiati, quando in realtà siamo, lavoratori che fanno il proprio lavoro”.

Ismael Camozzi, studente e coordinatore del Sindacato Indipendente Studenti e Apprendisti: “Oggi siamo in piazza per avanzare due richieste chiare: basta precarietà economica per gli studenti e stop al precariato formativo per apprendiste e apprendisti”.

Valentina Karakoc, educatrice e militante VPOD: “Ogni volta che si risparmia su di noi, si manda un messaggio chiaro: che il nostro lavoro vale meno. Ma noi non siamo missionari. Siamo professionisti. Formati, preparati, spesso precari, e sempre in prima linea. Non chiediamo medaglie. Chiediamo ciò che ogni lavoratrice e ogni lavoratore dovrebbe poter pretendere: condizioni dignitose, riconoscimento, investimenti seri”.

A chiudere la lunga giornata di lotta, ci hanno pensato i concerti dal palco. A scaldare il numeroso pubblico sotto il palco, ci ha pensato il giovane rapper ticinese Jo-Hell, mentre poi si sono esibiti gli Assalti Frontali, gruppo fare dell’hip hop militante italiano.

Questa del Primo Maggio è stata una giornata di lotta e di partecipazione, ma non un punto d’arrivo: la mobilitazione per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori continua, con la stessa determinazione e unità che hanno animato il corteo.

Foto: @USS-TI